Dal 1° luglio 2018 due rivoluzioni nel mondo delle transazioni. Dal benzinaio si potrà pagare solo con bancomat e carta di credito nel caso si sia lavoratori autonomi a partita Iva e si voglia scalare l’uso del proprio mezzo. Ma soprattutto, ogni datore di lavoro o committente-titolare di studio medico, odontoiatrico, farmacia incluso -non potrà più pagare in contanti i servizi offertigli; alla busta paga di lavoratori dipendenti e parasubordinati dovrà corrispondere un pagamento tracciabile. Il fine della norma è contrastare il comportamento fraudolento attraverso cui accade che un datore di lavoro segni in busta paga una retribuzione alta, ma poi in contanti versi una cifra inferiore a quella dichiarata.
Una frode possibile, come ci spiegano i commercialisti interpellati “per le vie brevi”, anche se per lo più fuori dal campo medico e odontoiatrico. Il senso della norma, come ha avvertito il tesoriere Fimmg Luigi Galvano che ha scritto una nota alle sedi periferiche, è che bisognerebbe prepararsi fin da adesso, da metà giugno, a versare ad assistenti di studio ed altri collaboratori il “quantum” dovuto:
• con bonifico su conto corrente del lavoratore con codice IBAN da quello indicato;
• con altri strumenti per i pagamenti elettronici;
• tramite assegno bancario o circolare consegnato direttamente al lavoratore o a un suo delegato, la delega è ammessa solo in caso di effettivo e comprovato impedimento e solo al coniuge, al convivente o altro familiare o affine del lavoratore, comunque sopra i 16 anni.
La chance residuale di versare in contanti direttamente in banca o alla posta, sussiste solo se il datore di lavoro ha aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento e in genere si applica solo per le grandi aziende. «Molti titolari di studio tuttora pagano in contanti – ci dice un commercialista “anonimo” – ma il problema più grosso è per i ristoratori e i piccoli commercianti che retribuiscono il cameriere o il complesso musicale a serata, e dovranno cambiare, pagando con sistema tracciabile o inserendo il bonus a fine mese, inquadrato magari contrattualmente». Non è finita qui. Sempre dal 1° Luglio, segnala Fimmg nazionale ripresa dalla Segreteria di Milano, ci sarà l’obbligo per i distributori di benzina di emettere fattura elettronica per l’acquisto di carburante per uso professionale. «Alla luce delle precisazioni sin qui rilasciate dalla Agenzia delle Entrate – Circ. n. 8 del 2018 – sembra delinearsi, in relazione alla posizione tributaria del medico di medicina generale, l’obbligo di farsi rilasciare dal distributore di carburante, ai fini della deducibilità del costo, la fattura elettronica con l’Iva esposta: documento che il medico provvederà a registrare nell’ambito delle fatture ricevute e a trattare fiscalmente in base alle attuali disposizioni di cui all’articolo 164 del Testo unico imposta sui redditi».
La vecchia scheda carburante, che si sarebbe prestata a essere “gonfiata”, va in pensione. «Si dovrà pagare con moneta elettronica: carta di credito o di debito (bancomat), da portare dietro al posto del contante», spiega lo stesso commercialista. «La convenienza a dedurre dal reddito imponibile le spese per il carburante sarà solo per il medico che viaggia di più, molto probabilmente deduzioni e detrazioni diminuiranno anche perché il recupero fiscale è pari al 20% e quello dell’Iva al 40%. La fattura spedita al telefonino potrà comunque essere scaricata collegandosi al sistema di accoglienza del Ministero dell’Economia dove è reperibile la posizione fiscale del contribuente». Dovrebbe essere il codice fiscale o la partita Iva del cliente acquirente la chiave per linkarsi all’archivio dell’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima sta per mettere peraltro a disposizione due strumenti: per le partite Iva un QR Code da mostrare al fornitore e per il benzinaio un’app per acquisire i dati identificativi del committente e fare fattura subito.